Le Agenzie Sociali per l’affitto (ASA) si sono diffuse in Italia negli ultimi due decenni. L’obiettivo è di rispondere alla domanda di alloggi in locazione a canone concordato, creando strutture di mediazione tra proprietari privati e la “fascia grigia” di popolazione che non trova risposta sul libero mercato. Diversi sono i modelli organizzativi adottati dalle ASA: dalla gestione pubblica (da parte di Comuni e Aziende per l’edilizia residenziale pubblica), alla co-gestione con il privato sociale, sino a forme di esternalizzazione al terzo settore. Le ASA generalmente operano su un duplice fronte: quello della selezione degli inquilini, in base a situazioni reddituali e/o di fragilità e rischio di esclusione abitativa; quello dei proprietari, promuovendo condizioni di affitto “calmierato” in cambio di esenzioni fiscali e garanzie a eventuali morosità e danni agli alloggi. Anche se, soprattutto nei contesti urbani più dinamici e attrattivi, il proliferare di affitti brevi e transitori rende i margini operativi di questo strumento sempre più difficili da stimare, una frequente e cospicua presenza di patrimoni privati sfitti o sottoutilizzati (anche per carenze manutentive) ha portato la ricerca UAH! a riconoscere nelle ASA (e nelle loro evoluzioni) una possibile componente di politiche volte a incrementare l’offerta di alloggi in locazione “abbordabile”.